Mar Rosso “sangue”

Con l’apertura del canale di Suez il mar Rosso passa dall’essere un bacino chiuso incuneato nei territori dell’impero ottomano all’essere un tratto di mare di fondamentale importanza per il destino delle potenze europee. La fine della Seconda guerra mondiale vedrà la graduale scomparsa dei vecchi imperi coloniali europei e la comparsa di nuovi attori regionali. Nel momento in cui la leadership americana sembra essere in declino, l’instabilità politica, che divenne endemica sulle coste del mar Rosso durante la Guerra fredda, mette a rischio la sicurezza della navigazione alle porte del Mediterraneo

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Con l’apertura del canale di Suez il mar Rosso passa dall’essere un bacino chiuso incuneato nei territori dell’impero ottomano all’essere un tratto di mare di fondamentale importanza per il destino delle potenze europee. La fine della Seconda guerra mondiale vedrà la graduale scomparsa dei vecchi imperi coloniali europei e la comparsa di nuovi attori regionali. Nel momento in cui la leadership americana sembra essere in declino, l’instabilità politica, che divenne endemica sulle coste del mar Rosso durante la Guerra fredda, mette a rischio la sicurezza della navigazione alle porte del Mediterraneo.

La rivoluzione di Suez

Il 17 novembre 1869 l’opera ideata dall’ingegnere italiano Luigi Negrelli cambiava per sempre il volto del commercio mondiale. L’inaugurazione del canale artificiale, lungo 193,30km (120,11 miglia), che collegava Porto Said con Suez, insieme all’affermarsi del naviglio mercantile a motore, rivoluzionava le rotte commerciali che si erano create all’epoca delle grandi esplorazioni oceaniche. L’estremo oriente veniva in questo modo sensibilmente avvicinato all’occidente e il mar Rosso diventava parte integrante del bacino del Mediterraneo. 

La nuova centralità dell’Egitto

L’Egitto otteneva una nuova centralità, in quanto punto mediano sulla nuova rotta che portava dal Regno Unito all’India, cambiando per sempre gli equilibri geopolitici della regione. Nel 1882 l’impero britannico rendeva de facto l’Egitto un suo protettorato e nel 1888 la convenzione di Costantinopoli rendeva il canale territorio neutrale sotto la tutela del Regno Unito. I destini dell’Egitto e dell’Impero britannico furono legati a doppio filo fino al 1952, quando la rivoluzione del 23 luglio abbatteva la monarchia egiziana trasformando il Paese in una repubblica. Regno Unito e Francia, coadiuvati dal neonato Stato di Israele, tentarono nel 1956 di recuperare il controllo del canale, e di rimuovere Nasser dal governo egiziano. L’operazione militare anglo-franco-israeliana venne condannata sia dall’Unione Sovietica, che minacciò di schierarsi apertamente con l’Egitto, che dagli Stati Uniti. Diventava lampante la ridotta libertà d’azione a cui andavano incontro i vecchi Stati imperiali nei nuovi equilibri mondiali scaturiti dalla Seconda guerra mondiale.

La violenza in Sudan

La Crisi di Suez non fu l’ultimo episodio di violenza che colpì la regione del mar Rosso, pressoché tutti i paesi rivieraschi sono stati interessati nel tempo da conflitti di varia natura e intensità. Il Sudan ha vissuto gran parte della sua vita postcoloniale, iniziata nel 1956, sconvolto da conflitti e guerre civili. La prima guerra civile inizia a imperversare nel Paese a partire da un anno prima la stessa dichiarazione di indipendenza. Gli schieramenti coinvolti nel conflitto erano il governo centrale, sostenuto da Regno Unito, Egitto e Unione Sovietica, e il Movimento di Liberazione del Sudan del Sud, sostenuto dai governi di Etiopia, Israele e Uganda. La guerra si protrasse per diciassette anni, fino al 1972 quando venne firmato l’accordo di Addis Abeba che sanciva la fine delle ostilità1. La guerra era costata la vita a circa mezzo milione di persone e la pace raggiunta non riuscì a stemperare le tensioni che rimasero latenti fino a quando, nel 1983, non si arrivò di nuovo allo scontro armato. Il presidente Gaafar Nimeiry nel 1983 imponeva la legge della Sharia a tutta la nazione abolendo l’autonomia del Sudan del Sud che era a maggioranza cristiana. I ribelli del sud crearono la Southern Peoples Liberation Army (SPLA), guidata da John Garang, in risposta alle ingerenze del governo di Karthoum. Il conflitto si protrasse fino al 2005 quando il governo centrale e le forze della SPLA siglarono l’accordo di pace che portò, sei anni dopo, all’indipendenza del Sudan del Sud2. Il 15 aprile del 2023 la violenza è tornata a impadronirsi del Sudan con un nuovo conflitto che vede impegnate le forze dell’esercito e del corpo paramilitare delle Rapid Support Forces e ad oggi ancora non si intravede una soluzione che possa portare a una pace e una stabilità durature nel paese che si affaccia sul mar Rosso.

Eritrea indipendente

L’Eritrea otteneva l’indipendenza nel 1991 dopo un conflitto durato trent’anni con l’Impero etiope prima e la Repubblica Popolare Democratica d’Etiopia poi. L’occupazione etiope ebbe ufficialmente fine il 24 maggio del 1991 quando gli eritrei confermarono con un referendum la loro volontà di indipendenza.

Unificazione e guerre civille dello Yemen

La caduta dell’Unione Sovietica non fu priva di conseguenze nella regione, colpì infatti i delicati equilibri che si erano stabilizzati nell’area dell’attuale Yemen, all’epoca ancora diviso in due Stati. La fine del sostegno economico sovietico allo Yemen del Sud portò la piccola repubblica ad avviare contatti con la Repubblica Araba dello Yemen (Yemen del Nord) con lo scopo di poter giungere a un’unificazione delle repubbliche yemenite. La Repubblica Democratica Popolare dello Yemen (Yemen del sud) e lo Yemen del Nord si unirono nella Repubblica dello Yemen il 22 maggio 1990 ma questa unificazione non portò la stabilità sperata. Già nel 1994 le regioni del sud tentarono una secessione ma le forze del governo centrale riuscirono a prevalere. La vittoria delle forze governative portò anche alla purga delle fazioni di sinistra che avevano conservato potere e influenza nelle regioni che erano state dello Yemen del sud. Di recente lo Yemen è tornato alla ribalta internazionale a causa degli attacchi portati ai mercantili in transito attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb verso il canale di Suez. Gli attacchi al naviglio occidentale, portati avanti dalle milizie degli Houthi, sono iniziati in risposta all’offensiva scatenata dall’esercito israeliano nei territori della striscia di Gaza in seguito all’attacco portato dalle forze di Hamas il 7 ottobre del 2023. Gli Houthi, che dal 2014 controllano gran parte delle regioni nel nord-ovest del  Paese, nascono nel 1992 fondati dai due fratelli Muḥammad al-Ḥuthi e Ḥusayn al-Ḥuthi. I due membri della famiglia al-Huthi, fondavano i “partigiani di Dio” nel 1992 nel governatorato di Sa’da, con lo scopo di promuovere nelle regioni dello Yemen del Nord la corrente sciita denominata zaydismo. Allo scoppio della guerra civile gli Houthi ricevevano appoggio dall’Iran, che li vedeva come un’occasione per aumentare l’influenza sciita in una regione a maggioranza sunnita, mentre le forze governative erano sostenute dal governo dell’Arabia Saudita. Nel febbraio del 2015 i “partigiani di Dio” conquistavano la capitale San’a costringendo il governo internazionalmente riconosciuto a rifugiarsi ad Aden. 

Mar Rosso, passaggio strategico

Attraverso il mar Rosso passa circa il 12% del commercio globale, dato che comprende il 30% del traffico globale di container3, ed è quindi di vitale importanza mantenere sicura la navigabilità delle sue acque. In risposta agli attacchi portati contro i mercantili gli Stati Uniti, a capo di una coalizione composta, tra gli altri, da Regno Unito, Australia, Canada, Paesi Bassi, Norvegia4, hanno lanciato l’operazione “Prosperity guardian” con lo scopo di colpire le postazioni e le capacità offensive degli Houthi attraverso raid aerei di precisione. Anche l’Unione europea si sta muovendo in questa direzione che il lancio dell’operazione Aspides che avrà come area operativa i tratti di mare tra Bad el-Mandeb e Hormuz, compresi il mar Rosso, il golfo di Aden, il mar Arabico, il golfo di Oman e il golfo Persico5. Entrambe le missioni hanno il compito di proteggere la navigabilità in un’area nevralgica per il commercio mondiale in un momento storico molto delicato pervaso da tensioni geopolitiche crescenti. Con le maggiori compagnie di logistica globali che stanno evitando il transito attraverso Suez il volume dei traffici commerciali ha subito una flessione causando un contingente aumento dei prezzi di trasporto6 e in questo modo viene anche attaccata la credibilità degli Stati Uniti, e dei suoi alleati occidentali, che risultano non essere in grado di ripristinare in tempi brevi la piena sicurezza in queste acque circondate da un’endemica instabilità.

Rischio per l’Italia

La piena e sicura navigabilità delle acque del mediterraneo allargato è di vitale importanza per l’Italia, che possiede un’economia fortemente improntata sulle esportazioni. Una marginalizzazione delle acque del mare nostrum, causata da una prolungata impraticabilità del mar Rosso, sarebbe potenzialmente catastrofica per la nostra economia, tagliata fuori dalle rotte dirette per l’estremo oriente, e per quelle di tutti i Paesi Mediterranei.

  1.  Momodu, S. (2020, January 22). First Sudanese Civil War (1955-1972). BlackPast.org. https://www.blackpast.org/global-african-history/events-global-african-history/first-sudanese-civil-war-1955-1972/ ↩︎
  2.  Momodu, S. (2018, December 23). Second Sudanese Civil War (1983-2005). BlackPast.org. https://www.blackpast.org/global-african-history/events-global-african-history/second-sudanese-civil-war-1983-2005/ ↩︎
  3. https://www.theguardian.com/business/2023/dec/19/red-sea-shipping-crisis-bp-oil-explained-what-is-happening-and-what-does-it-mean-for-global-trade ↩︎
  4.  https://www.theguardian.com/world/2024/jan/11/uk-us-strikes-houthi-yemen-red-sea ↩︎
  5. https://www.ilsole24ore.com/art/mar-rosso-ok-ue-missione-aspides-navi-comandante-e-obiettivi-tutte-novita-AFQIqzlC?refresh_ce ↩︎
  6. https://www.ifw-kiel.de/publications/news/cargo-volume-in-the-red-sea-collapses/ ↩︎

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