Dalla Casa Bianca all’Italia: l’impatto delle elezioni USA sul futuro

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti promettono di influenzare profondamente l’ordine geopolitico globale. L’Italia dovrà navigare con attenzione tra nuove sfide economiche e diplomatiche, adattandosi ai cambiamenti che potrebbero derivare dalla leadership americana, sia essa confermata o rinnovata

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La campagna elettorale per le presidenziali statunitensi di novembre sta catalizzando l’attenzione globale. Il candidato repubblicano, Donald Trump, si prepara a sfidare Kamala Harris, che, dopo aver ricevuto l’endorsement dagli Obama[1], è la sfidante più accreditata; in attesa dell’ufficialità che arriverà soltanto dopo la convention del partito che si terrà tra il 19 e il 22 agosto[2].

Nelle scorse settimane la squadra repubblicana, spinta dal fallito attentato a Trump e dalle divisioni interne al Partito Democratico, sembrava aver guadagnato momentum, ma l’improvviso cambio di rotta di Biden, sancito dalla decisione di ritirarsi dalla corsa elettorale, rischia di rimescolare le carte sul tavolo. La battaglia elettorale entra in una fase completamente nuova, costringendo i democratici a pianificare in fretta una nuova strategia per recuperare il momentaneo svantaggio. D’altro canto i repubblicani devono prepararsi ad affrontare un avversario completamente diverso.

La più incerta campagna elettorale degli ultimi decenni va a collocarsi in un contesto geopolitico globale attraversato da gradi sempre crescenti di tensioni e instabilità. Dalle tensioni in Kenya, nel Sudan e nel Sahel, passando per lo stallo in Ucraina fino alle tensioni in Medio Oriente, ogni continente è colpito dal riassestamento degli equilibri geopolitici che dispiegantesi su scala globale. Gli occhi del mondo sono puntati sugli Stati Uniti. Qualunque sarà l’esito delle consultazioni elettorali di novembre, gli americani continueranno a essere la più grande economia mondiale garantendosi inoltre la maggiore potenza militare del globo. Tuttavia, nonostante i toni eccessivamente enfatizzanti usati in campagna elettorale, si possono già iniziare a delineare probabili scenari in caso di vittoria. Se è lecito ipotizzare una politica interna ed estera in linea con quella attuale in caso di vittoria democratica, non è così in caso di vittoria repubblicana, dove i risvolti sarebbero diversi.

Probabili effetti della vittoria di Trump

La politica populista di Trump spinge molto su misure protezionistiche e antimmigrazione. Il Tycoon si avvale inoltre di una retorica, a tratti aggressiva, nei confronti degli alleati atlantici che non raggiungono la soglia del 2% del pil per la difesa[3], agitando loro davanti lo spettro del disimpegno americano. La scelta di James David Vance, senatore dell’Ohio, come candidato vice, conferma la volontà del Tycoon di dare un concreto seguito alla sua retorica in caso di conquista della Casa bianca. La linea politica di Vance si trova, sostanzialmente, sullo stesso piano di quella portata avanti da Trump: “populismo, tendenziale isolazionismo, abbandono dell’Ucraina al suo destino, lotta dura all’immigrazione clandestina, no all’aborto[4]”. Per quanto riguarda la politica estera, il senatore dell’Ohio si è dichiarato disinteressato al destino dell’Ucraina[5], ma va comunque considerato il tono da campagna elettorale. Senza contare che una una grossa fetta dei repubblicani non vuole di certo vedere un trionfo di Putin[6].

La posizione di Vance, anche se con toni meno netti, è stata confermata da Elbridge Colby, analista di alto profilo già sottosegretario alla Difesa nello scorso mandato Trump, in un’intervista rilasciata a Viviana Mazza e pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera. Secondo Colby il vero avversario per gli Stati Uniti è la Cina e di conseguenza gli europei dovrebbero assumere la leadership nel sostenere gli ucraini contro l’aggressione russa. Sempre nelle parole di Colby “[…] chiaramente gli americani non vogliono essere il poliziotto del mondo: non abbiamo la capacità di risolvere tutti i problemi[7]”.

Probabili effetti sull’Italia della “guerra commerciale”

Per quanto sia improbabile il totale disimpegno americano dal conflitto in Europa orientale, la politica daziaria, già vista nello scorso mandato presidenziale del Tycoon, potrebbe colpirci in modo anche incisivo, vista la mole delle nostre esportazioni verso gli Stati Uniti. Nel 2023 il valore dei nostri traffici verso il mercato americano ha toccato quota 67,2 miliardi di euro, rendendo gli Stati Uniti il secondo sbocco per i nostri commerci[8]. Lo scenario per l’Italia si presenta complesso. La “guerra commerciale” promessa da Trump agli europei[9], se attuata, potrebbe avere una ricaduta negativa sulle nostre esportazioni, tuttavia, per poter avere un quadro esaustivo, bisognerebbe analizzare l’impatto dei suddetti dazi sulle varie categorie merceologiche interessate. L’ultima “battaglia daziaria” portata avanti da Trump colpì con maggiore vigore il nostro export agroalimentare verso gli states[10]:nel 2023 il medesimo settore ha raggiunto quota 6,6 miliardi di euro coprendo il 9,8%[11] del totale. Per quanto non stiamo parlando di spiccioli, non si tratterebbe di uno shock impossibile da assorbire per la nostra economia, anche se prendiamo in considerazione lo scenario peggiore.

Conflitto russo-ucraino tra bisogni americani e necessità per l’Italia

Tornando al discorso del conflitto russo-ucraino il totale disimpegno americano, tanto propagandato da Vance, è assolutamente improbabile. Come recita lo Strategic Concept Nato, adottato nel 2022, “la Federazione Russa è la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e stabilità nell’area euro-atlantica[12]. A più di due anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il Cremlino continua a essere la minaccia principale per la stabilità del continente. In questo periodo abbiamo assistito a un avvicinamento di Mosca a Pechino da un lato, e al rafforzamento della Nato dall’altro. In risposta alla minaccia portata dall’espansionismo russo, Finlandia e Svezia hanno abdicato alla loro storica neutralità aderendo al Patto del Nord Atlantico. Nonostante l’aumento dei membri dell’alleanza nel continente europeo, la maggior parte del sostegno all’Ucraina ricade sulle casse americane[13]. Visto lo stallo del conflitto, con la palese difficoltà russa di sopraffare l’accanita difesa ucraina e l’impossibilità di Kiev di riconquistare tutti i territori sottratti, delineare probabili scenari futuri è attività ardua. Il contenimento dell’espansionismo russo resta una priorità, ma la crescente assertività cinese, che si dispiega da una solida politica di riarmo a un alacre attivismo diplomatico, impone un focus primario nelle acque dell’indo-pacifico. In questa prospettiva gli alleati europei dovrebbero aumentare il volume del proprio sostegno ai difensori ucraini. Ad oggi il nostro Paese alloca in spese per la Difesa l’1,46% del prodotto interno lordo[14], cifra che il governo vorrebbe aumentare cercando, in sede europea, lo scorporo delle spese per la Difesa dal Patto di stabilità[15]. La tenuta di Kiev è per noi molto importante, la vittoria in Ucraina consentirebbe ai russi, oltre a fortificare enormemente il loro posizionamento in Europa orientale, di avere più risorse a disposizione per aumentare la loro influenza nel mediterraneo, in particolar modo in Libia[16]. Un solido posizionamento nei pressi del canale di Sicilia consentirebbe a Mosca di minacciare le infrastrutture sottomarine necessarie per il transito della rete internet e del nostro approvvigionamento energetico.

L’Italia deve destreggiarsi tra difficoltà e priorità

Tuttavia, non è di certo sufficiente il solo sostegno all’Ucraina per tenere al sicuro le nostre acque di casa: il libero accesso agli oceani è di vitale importanza per la nostra economia e bisogna di conseguenza agire in questa direzione. Nonostante le missioni Prosperity Guardian, a guida americana, e Aspides, voluta dall’Unione europea, gli Houthi continuano a minacciare l’accesso al mar Rosso bloccando di fatto uno dei due ingressi al mar Mediterraneo. Andranno quindi, inevitabilmente, incrementati gli sforzi sia in sede diplomatica che militare, aumentando, quanto meno, le scarse capacità di pattugliamento e deterrenza delle missioni già in atto.

 Le nostre difficoltà e priorità non si limitano al semplice spazio geografico che abitiamo. L’avanzare della tecnologia ha aperto nuove aree di confronto e di scontro, e lo spazio cibernetico rappresenta una delle nostre maggiori debolezze. Secondo il rapporto del Clusit “lo scorso anno in Italia è andato a segno l’11% degli attacchi gravi globali […] (era il 7,6% nel 2022), per un totale di 310 attacchi, dato che marca una crescita del 65% rispetto al 2022. Oltre la metà degli attacchi – il 56% – ha avuto conseguenze di gravità critica o elevata. Con uno sguardo agli ultimi cinque anni, emerge inoltre che oltre il 47% degli attacchi totali censiti in Italia dal 2019 si è verificato nel 2023[17]”. Questo scenario assolutamente preoccupante richiede interventi tempestivi volti al puntellamento di questa debolezza strategica che affligge la nostra sicurezza.

Le “offensive finanziarie”, gli americani non hanno intenzione di uscire dal mondo

A questo si aggiunge “l’offensiva finanziaria” portata dal fondo di investimenti americano Kohlberg Kravis Roberts (Kkr), affiancato dal think tank Kkr global institute che fa capo a David H. Petraeus, ex militare in carriera ed ex direttore della Cia[18]. Nel nostro Paese, il fondo ha acquisito di recente NetCo che “comprende le attività della rete di telefonia fissa primaria e dorsale di Telecom Italia S.p.A. (Tim) e di FiberCop, la joint venture di Tim e Kkr responsabile della rete di telefonia fissa secondaria di Tim[19]. Oltre all’acquisizione dell’infrastruttura di Tim, il fondo di investimenti americano ha siglato un accordo temporaneo di esclusiva “volto all’implementazione della fase di due diligence e al completamento della stesura della documentazione per la cessione di una quota di partecipazione in Enilive tra il 20% e il 25%, sulla base di una valutazione della società compresa tra 11,5 e 12,5 miliardi di euro[20]”. A questo dobbiamo aggiungere la decisione di Cassa depositi e prestiti (Cdp) di affidare la fornitura di servizi di intelligence per la cybersecurity a Globintech, agenzia co-fondata da Robert Gorelick, ex capo della sezione italiana della Cia, e Alberto Manenti, ex direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) dei servizi segreti italiani[21]. Quindi, assistiamo al rafforzamento delle posizioni di fondi di investimento e società che hanno legami diretti con gli ambienti governativi americani in nostri asset strategici. Va sottolineato che l’attività di acquisizione di posizioni in settori strategici da parte di Kkr, e di altri fondi statunitensi, non è limitata all’Italia. Tra le acquisizioni nell’ambito delle comunicazioni troviamo: Hyperoptic, operatore britannico che fornisce servizi internet tramite fibra ottica; Open Dutch Fiber; Vantage Towers, società tedesca che fornisce infrastrutture di comunicazione; Telenor Fiber, che opera in Norvegia. Visto questo scenario è difficile immaginare che l’establishment americano sia incline a qualsiasi svolta isolazionista.

Italia tra tensioni geopolitiche e avvertimenti del Fondo monetario internazionale

Questo insieme di fattori ci impone interventi ben calibrati tenendo ben presenti le risorse a disposizione da allocare sui vari scenari in atto. Non sarà semplice, per l’Italia, trovare margini di manovra adeguati visto anche l’avvertimento del Fondo monetario internazionale, secondo il quale servirebbe una rivoluzione su fisco e pensioni, oltre che una piena attuazione del Pnrr, per evitare l’aumento del debito e una frenata del pil[22]. Le sfide sono molte a partire dalla costruzione di una nuova credibilità diplomatica nel mediterraneo e nei Balcani. Bisogna continuare sulla strada dell’ammodernamento delle forze armate visto il livello crescente della tensione in Medio Oriente, ponendo particolare attenzione sullo stretto di Bab el-Mandeb e sul potenziale allargamento del conflitto israelo-palestinese al Libano, dove ci sono truppe italiane schierate sul territorio[23].

L’inossidabile “make america grat again”

In relazione ai risultati delle elezioni americane di novembre, qualunque sia l’esito, non dobbiamo aspettarci cambiamenti radicali nell’approccio americano alla politica estera. Tenendo in considerazione lo scorso mandato di Trump, durante il quale la bilancia commerciale fu comunque costantemente in negativo[24] e il debito pubblico vide un’impennata[25], gli Stati Uniti d’America non conosceranno flessioni nell’impegno profuso nel mantenimento dell’egemonia globale. Lo stesso slogan “make america great again”, ormai indissolubilmente legato a Trump e alla sua propaganda populista, trae la sua forza dal desiderio, anche aggressivo, di tutti quegli americani che vogliono il proprio Paese sempre teso nel garantire i propri interessi e quelli del suo popolo.

Il futuro dell’Italia passa per il mar Mediterraneo

Per riuscire a districarci nella complessità geopolitica attuale dovremo trovare il giusto equilibrio tra il perseguimento dell’interesse nazionale e il nostro posizionamento in area atlantica ed europea. Il mediterraneo è vitale per la nostra economia, oltre ad essere il nostro intorno geopolitico primario, dobbiamo impegnarci a costruire un nuovo e solido posizionamento diplomatico sulle sue coste. Il nostro futuro dipende da questo.


[1] https://www.ilsole24ore.com/art/gli-obama-appoggianno-kamala-harris-AFU6Vt5C

[2] https://demconvention.com/

[3] https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_67655.htm

[4] Massimo Gaggi, Le grandi ambizioni di Vance il convertito: cavalcare fino al 2037 l’onda populista, Corriere della Sera, 17 luglio 2024.

[5] https://www.lastampa.it/esteri/2024/07/16/news/devo_essere_sincero_dellucraina_non_mimporta_proprio_tutte_le_frasi_di_vance_musica_per_le_orecchie_di_putin-14480672/

[6] ibidem.

[7] Viviana Mazza, L’America si riarmi. La Cina è il pericolo più grande, intervista a Elbridge colby, Corriere della Sera n.169 del 17 luglio 2024.

[8] https://www.infomercatiesteri.it/public/osservatorio/schede-sintesi/stati-uniti-damerica_55.pdf

[9] https://www.repubblica.it/esteri/2024/07/18/news/trump_guerra_dazi_europa_vance_aiuti_ucraina_frenata-423400815/

[10] https://www.ilsole24ore.com/art/dazi-nuova-minaccia-trump-mette-rischio-l-export-usa-cibo-italiano-ACDYf22

[11] https://www.infomercatiesteri.it/public/osservatorio/schede-sintesi/stati-uniti-damerica_55.pdf

[12] https://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/2022/6/pdf/290622-strategic-concept.pdf

[13] https://tg24.sky.it/mondo/2024/02/03/aiuti-ucraina

[14]https://tg24.sky.it/mondo/2024/07/12/spesa-militare-nato-italia

[15] https://www.lastampa.it/politica/2024/07/21/news/guido_crosetto_pace_trump_ucraina-14493598/?ref=pay_amp&_gl=1*1ic12yv*_ga*NDNqTUwyQndEZ0s5cXlDb1l3dUZqbTduUjlTMnRWaDZULXM0OXdXb3k3Sk45cVQwZEVMY1kxZWt6VF9kUGI0Tg

[16] https://www.med-or.org/news/la-libia-e-la-strategia-russa-per-lafrica

[17] https://clusit.it/rapporto-clusit/

[18] https://www.kkr.com/about/our-people/david-h-petraeus

[19] https://www.ilsole24ore.com/art/tim-via-libera-ue-all-acquisto-rete-parte-kkr-AGynASK?refresh_ce=1

[20] https://www.eni.com/it-IT/media/comunicati-stampa/2024/07/eni-enilive.html

[21] https://it.insideover.com/tecnologia/tra-tim-e-cdp-le-mani-di-petraeus-e-degli-ex-cia-sugli-asset-strategici-italiani.html

[22]Fabrizio Goria, Conti pubblici allarme Fmi, La Stampa 24 luglio 2024.

[23] https://www.ilmessaggero.it/mondo/militari_italiani_libano_evacuazione_piano_guerra_israele_cosa_sappiamo-8268298.html

[24]U.S. Trade Balance 1960-2024 | MacroTrends

[25] https://www.imf.org/en/publications/weo

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