Industria delle armi italiana: tra eccellenza e dipendenza

Leonardo, Fincantieri e l’export in ascesa trainano l’industria bellica nazionale, ma la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti ne limita l’autonomia strategica

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Industria delle armi italiana tra eccellenza e dipendenza
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L’Italia è sempre stata un attore rilevante nel panorama della difesa europea e mediterranea, ma oggi si trova ad affrontare sfide complesse nel campo della tecnologia militare. Negli ultimi anni, il budget per la difesa italiana si è aggirato attorno 25 miliardi di euro, raggiungendo un massimo nel 2022, anno d’inizio della guerra russo-ucraina, sfiorando i 26 miliardi[1].

Come ricorda spesso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, anche se non come espressione di sostegno all’organizzazione, la NATO pretende una spesa minima dei suoi membri che ammonti al 2% del PIL: l’Italia non ha mai raggiunto questo traguardo, attualmente impegnandosi ad una spesa dell’1.57%, prevedendo tuttavia un aumento fino al 2% entro il 2028[2]. L’industria attraverso la quale l’Italia fornisce le proprie forze armate è abbastanza avanzata da suscitare interesse dalla scena internazionale; malgrado ciò risulta non del tutto autosufficiente e si avvale delle tecnologie procurate da altre nazioni; sebbene esse siano alleate dell’Italia, il fatto rende manifesto un certo grado di dipendenza in alcune forniture militari del Paese. Protagonista in Europa e sempre più coinvolta nella scena internazionale, l’Italia ha l’opportunità di diventare una forza rilevante, ma, considerato un contesto competitivo e dinamico, dovrà essere capace di darsi una raison d’être; costruirsi un’identità chiara rispetto alla quale sviluppare la propria presenza nel settore.

L’industria della tecnologia militare italiana vanta alcune notevoli eccellenze riconosciute ed impiegate internazionalmente; prima tra tutte c’è Leonardo S.p.A., ex Finmeccanica, i cui ricavi totalizzano 17.8 miliardi di euro nel 2024[3], in forte crescita rispetto agli anni scorsi. La sua attività si distende in cinque settori principali: “elicotteri”, come l’NH90 e l’AW101, con 191 ordini consegnati nel 2024; “elettronica per la difesa e la sicurezza”, disponendo di tecnologie per il controllo degli spazi aerei e marittimi; cyber and security solutions, con più di 50 Paesi nel mondo che si avvalgono dei servizi di comunicazione offerti; “velivoli”, circa 1200 gestiti in più di 50 basi nel mondo; per ultimo, “spazio”, settore nel quale opera sia in joint venture che da sola. Infatti Leonardo detiene un terzo delle quote di Thales Alenia Space, insieme alla francese Thales, anch’essa impresa versata nell’industria militare; sul fronte spaziale, Leonardo produce tecnologie e offre servizi ausiliari, quali sensori o la gestione di sistemi di propulsione e lancio in orbita, ma anche moduli spaziali e satelliti: infatti, più del 50% dell’infrastruttura abitativa della Stazione Spaziale Internazionale è stata sviluppata proprio da Thales Alenia Space. Detto ciò il mercato estero, ed in particolar modo statunitense, è estremamente competitivo in quest’ultimo settore, rendendolo meno redditizio internazionalmente; anche i sistemi di difesa antiaerea, soprattutto il SAMP/T[4], sono superati di gran lunga dai sistemi Patriot americani in termini di vendite. Leonardo è per il 30% di proprietà del ministero dell’Economia e delle Finanze; anche Fincantieri, a partecipazione statale per oltre il 70%, specializzata nella costruzione navale, contribuisce alla difesa con fregate e portaerei all’avanguardia, come la nuova classe DDX. Lo stato italiano in questo modo è efficacemente partecipe dell’industria bellica, la quale risulta redditizia sia per le esportazioni nel resto del mondo, che per il rifornimento del proprio esercito.

Il 6 marzo del 2025 è stato firmato un accordo tra Leonardo e Baykar, impresa turca nota per i droni che produce, in particolar modo il modello Bayraktar TB2, utilizzato dagli ucraini per la prima volta già nel 2021. Le due imprese entreranno in una joint venture per la produzione sempre di UAS (unmanned aerial systems), indicando un forte interesse anche da parte di investitori esteri nelle capacità ed industrie militari italiane. La stessa Baykar ha acquisito Piaggio Aerospace a fine dicembre 2024, azione che è stata approvata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, al fine di un “rilancio dell’azienda”. Data la posizione geografica strategica dell’Italia nel mar Mediterraneo non è da escludere un interesse della Turchia nei confronti dell’industria bellica italiana nell’ottica di espandere la propria presenza nella regione, dal punto di vista militare ma anche prettamente economico. L’esercito italiano si appoggiai all’industria nazionale per moltissime delle proprie necessità; a parte Leonardo, infatti, in Italia ci sono altre imprese che producono armamenti: la Fabbrica d’Armi Pietro Beretta (nata nel 1526, risulta essere l’azienda manifatturiera di armi più antica al mondo), oppure Iveco Defence Vehicles che produce veicoli militari, tra cui il carro armato Ariete. Di questi ultimi, l’esercito italiano ha a sua disposizione 200 esemplari. Né Beretta né Iveco sono a partecipazione statale ma contribuiscono attivamente al munizionamento dell’esercito.

Con poche eccezioni e con il concreto appoggio dello Stato, l’industria italiana delle armi esporta ed è presente liberamente nel mercato internazionale: infatti, secondo i dati dello SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) l’Italia è il sesto Paese al mondo per esportazioni di armi, aggirandosi attorno al 5% del commercio totale. Le esportazioni di armi italiane durante tutto il quadriennio 2020-2024 sono cresciute del 138% rispetto all’export del quadriennio precedente 2015-2019, un aumento senza pari nel mondo che segnala un forte interesse del mercato internazionale all’industria bellica italiana. Una grande maggioranza di questo export è verso il Medio Oriente, circa il 71%: un quinto delle armi importate dal Qatar, per esempio, vengono prodotte in fabbriche italiane, rendendo l’Italia il secondo più grande esportatore di armi nel Paese dopo gli Stati Uniti. Fincantieri ha consegnato ben 8 navi da guerra al Qatar nel 2024. Situazione simile in Kuwait, dove la quota italiano è ancora maggiore, circa del 29%; in Egitto, invece, l’Italia è sorpassata dalla Germania di pochi punti percentuali, importando circa il 27% delle armi del Paese. Insieme, questi ultimi tre Paesi mediorientali costituiscono una grande maggioranza dell’export Italiano, circa il 64%. Complessivamente, il Medio Oriente importa il 13% delle proprie armi dall’Italia, sempre al secondo posto dopo gli USA, che coprono oltre la metà dell’approvvigionamento di armi della regione. Ma il commercio di armi italiane non si ferma solo al Medio Oriente ma si attua anche altrove, anche se in quantità notevolmente meno prominenti: in Polonia, membro NATO, l’Italia contribuisce per il 3.5% ed è terza; in Israele, campo ovviamente dominato dagli USA, quindicesima con l’un per cento del totale. La Norvegia riceve il 2.4% delle proprie armi dall’Italia: il Paese ha recentemente aumentato la richiesta di armamenti, fatto attribuibile all’inizio della guerra russo-ucraina e alla sua vicinanza geografica alla Russia. Il 24% delle armi che importa la Turchia le fornisce l’Italia, quota che potrebbe essere destinata a crescere in relazione proprio al suddetto accordo Leonardo-Baykar. Taiwan importa solo circa l’1,2% dei propri armamenti dall’Italia (che la mette comunque al secondo posto, dietro, no surprise, agli USA con il 98%).

D’altro canto, il nostro Paese non riesce ad affidarsi interamente alla produzione nazionale per l’approvvigionamento di armi: infatti sempre lo SIPRI riferisce che nel 2022 l’Italia ha speso circa 1,2 miliardi di euro in importazioni militari, principalmente dagli Stati Uniti. Gli USA, d’altra parte, sono i maggiori esportatori di armi mondialmente, rappresentando circa il 40% del totale. Nel quadriennio 2020-2024, l’Italia si classifica ventiquattresima a livello mondiale per importazioni di armamenti movimentando circa l’uno percento dell’import mondiale del settore. I nostri tre partner principali sono USA, Germania, e Regno Unito, sebbene l’egemonia di Washington nell’ambito è tale da rendere sostanzialmente insignificante il contributo degli altri due (agli USA sono attribuibili il 94% delle importazioni di armi in Italia). Questo rapporto di dipendenza dell’Italia dagli USA è particolarmente evidente nel campo dei missili e dei sistemi di sorveglianza, dove le aziende italiane faticano a competere con i colossi americani come Lockheed Martin e Raytheon. Inoltre, l’Italia si trova a operare in un contesto europeo caratterizzato da una frammentazione estrema delle forniture: i membri europei della Nato utilizzano 17 diversi modelli diversi di carri armati (gli USA ne hanno solo uno, lo Abrams, sebbene con diverse varianti), 27 tipologie di artiglieria (contro le 2 degli USA) e 20 modelli di aerei da caccia (gli USA ne hanno 6). Questa eterogeneità aumenta i costi e riduce l’efficacia operativa delle forze armate europee in generale, delle quali l’esercito italiano è una delle più grandi. L’importazione delle armi in Italia si estende su vari settori, ad esempio agli elicotteri CH-47F Chinook oppure AH-64 Apache, entrambi americani; alcune armi da fanteria, invece, hanno provenienza europea: prevalentemente dal Belgio, Germania e Francia. Focalizzandosi sui caccia, gli Eurofighter Typhoon, frutto di una collaborazione europea, utilizzano motori e sistemi avionici prodotti principalmente nel Regno Unito e in Germania. Allo stesso modo, i nuovi F-35, acquistati dagli Stati Uniti, rappresentano una scelta strategica costosa sia dal punto di vista economico che da quello della dipendenza tecnologica.

In secondo luogo l’Italia presenta lacune significative in settori chiave come i droni armati, i sistemi di comunicazione satellitare e la ciberdifesa. Un rapporto del 2023 dell’Istituto Affari Internazionali afferma che il Paese dipende ancora in larga misura da tecnologie americane e israeliane per tali capacità; questa tendenza potrebbe essere contrastata sempre dal memorandum of understanding Leonardo-Baykar in materia di progettazione e produzione di droni, partnership forgiata anche nella prospettiva di un mercato europeo che cresce fino ai 100 miliardi negli anni prossimi, lasciando ampio spazio per uno sviluppo dell’industria in tale direzione. Inoltre, sebbene l’Italia disponga di 150 carri armati di tipo Ariete, solo una parte di questi è effettivamente operativa. In campo aereo, invece, due squadroni utilizzano ancora i Tornado, velivoli ormai obsoleti rispetto agli standard attuali; anche alcuni elicotteri saranno probabilmente sostituiti da UH-60 Black Hawk, prodotti da Lockheed Martin.

L’Italia dispone di un’industria della difesa solida e competitiva, ma la sua autosufficienza tecnologica è ancora limitata da una dipendenza da forniture estere, in particolar modo dagli USA, che a conti fatti ammontano a circa il 5% della spesa militare. Inoltre, la mancanza di un coordinamento efficace nella difesa tra gli alleati europei si traduce in costi elevati e operatività ridotta. Il rapporto di dipendenza quasi esclusivo dagli Stati Uniti può rappresentare un onere in termini di autonomia politica e, sebbene gli Stati Uniti siano alleati dell’Italia, una vulnerabilità strategica. Allo scopo di rafforzare la rilevanza italiana globalmente, dovranno essere attuate delle politiche chiare e coerenti in materia di approvvigionamenti ed esportazioni di armamenti, senza le quali l’Italia non riuscirà a valorizzare i propri punti di forza tecnologici e l’industria avanzata che possiede.

FONTI

https://www.sipri.org/sites/default/files/2025-03/fs_2503_at_2024_0.pdf

https://www.leonardo.com/en/press-release-detail/-/detail/06-03-2025-leonardo-and-baykar-sign-a-partnership-for-unmanned-technologies?f=%2Fhome

https://space.leonardo.com/en

https://www.leonardo.com/documents/15646808/0/COM_LDO_V5_Risultati+Preliminari_2024_ITA_20_02_24.pdf?t=1740064397473

https://temi.camera.it/leg18/dossier/OCD18-14302/i-fondi-rilancio-degli-investimenti-nell-ambito-della-difesa-9.html

https://www.leonardo.com/it/press-release-detail/-/detail/20-02-2025-leonardos-fy2024-financial-preliminary-results?f=%2Fpress-release-detail

https://www.difesa.it/assets/allegati/30714/dpp_2023-2025.pdf

https://www.esercito.difesa.it/equipaggiamenti

https://www.politico.eu/article/us-patriot-defeat-europe-sampt-air-defense-volodymyr-zelenskyy

https://www.mimit.gov.it/it/notizie-stampa/mimit-baykar-acquisisce-piaggio-aerospace


[1] https://temi.camera.it/leg19DIL/temi/19_il-bilancio-della-difesa-in-breve

[2] https://www.difesa.it/assets/allegati/30714/dpp_2023-2025.pdf

[3] https://www.leonardo.com/documents/15646808/0/COM_LDO_V5_Risultati+Preliminari_2024_ITA_20_02_24.pdf?t=1740064397473

[4] Sol-Air Moyenne-Portée / Terrestre, prodotte in collaborazione europea anche con Leonardo.

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