Roma, una triplice identità

La complessa natura di Roma, caput mundi, capitale italiana e cuore del mondo cattolico

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Questo articolo trae ispirazione da una conversazione tra Lucio Caracciolo, direttore di Limes, e Luigi Capogrossi Colognesi, professore emerito della Sapienza Università di Roma e già professore ordinario di diritto romano. Il colloquio si è svolto l’11 novembre 2023, durante il Festival di Limes a Genova. Ho ritenuto questa conversazione particolarmente importante per comprendere le complessità storiche e geopolitiche di Roma, che ho cercato di riflettere nel testo seguente.

Roma scrigno di complessità, vive contemporaneamente tre condizioni: mito universale e caput mundi di un imperium sine fine, capitale dell’Italia unita, capitale ecclesiastica legittimata nello Stato Vaticano, che di quell’imperium rappresenta la continuazione sotto forma religiosa. Dall’Unità ad oggi la dialettica tra l’idea universalistica imperiale, quella religiosa e quella liberale di capitale del moderno Stato italiano ha contribuito ad alimentare e plasmare le vicende del Belpaese.

Una sera del 1871 lo storico tedesco Theodor Mommsen chiede al biellese Quintino Sella: “Ma che cosa intendete fare a Roma? Questo ci inquieta tutti: a Roma non si sta senza avere propositi cosmopoliti!”.

Sella, già ministro delle Finanze del Regno d’Italia, politico, alpinista e scienziato imbevuto di positivismo, risponde fiducioso: “Sì, un proposito cosmopolita non possiamo non averlo a Roma: quello della scienza”[1].

La volontà di fare di Roma capitale nazionale di uno Stato moderno va a scontrarsi con la Roma papale e nondimeno con l’imperium sine fine,mito motore universalistico della geopolitica mondiale da Ottaviano Augusto ad oggi. Riassumiamo brevemente a beneficio di noi tutti: si parte dall’impero di Roma, che continua a est in Bisanzio, Seconda Roma, per poi gemmare in due ulteriori filiazioni, l’Impero ottomano e l’Impero russo, con Mosca Terza Roma. A occidente l’imperium sine fine rivive prima nel Sacro romano impero, poi negli imperi europei che richiamano Roma e infine nell’Impero americano, Quarta Roma.

Mito pubblicamente introiettato dagli attori in gioco: dai fasci littori che fanno mostra di sé nella sede centrale della Federal Reserve statunitense alle varie declinazioni del termine Caesar come Zar e Kaiser, fino alle vestimenta papali che richiamano l’eredità imperiale romana.

L’evoluzione stessa della traiettoria politica romana, con la conquista della Penisola, l’espansione nel mediterraneo e in parte dell’Europa continentale, il passaggio da repubblica ad impero, ha lasciato tracce profonde nell’assetto e nel modo di pensarsi dell’Italia odierna. Cerchiamo quindi di indagare questi nessi tra allora e il nostro presente.

Prima di diventare un impero circummediterraneo con espansioni nordiche Roma è una media potenza che nel IV-III secolo a.C. parte alla conquista di una penisola italiana fiorente ma politicamente divisa. Si espande nel Lazio costruendo una serie di alleanze dipendenti. Nel 338 a.C acquisisce Capua, importantissimo centro economico e culturale proiettato nel mondo ellenico. Da allora continua ad acquisire alleati, spesso conquistandoli militarmente, ma senza assimilarli totalmente, lasciandoli anzi esistere nelle loro peculiarità culturali e ordinamentali. Li vincola però alla sua politica estera e militare, obbligandoli a fornire contingenti per l’esercito romano. Gli alleati compartecipano agli utili di guerra, ma sono di fatto privi di indipendenza politica. Per le classi dirigenti dei socii, gli alleati italici vinti e/o cooptati, è un patto vantaggioso. Lo schema permette a Roma di conservare generazione dopo generazione una piccola classe dirigente formata dalle medesime cento famiglie di politici e professionisti della guerra, garantendosi continuità di azione e ideali. Questo assetto funziona perfettamente per due-trecento anni fino alla totale assimilazione culturale e linguistica degli Italici. Italici che nel frattempo hanno beneficiato delle ricchezze materiali e culturali che l’espansione romana nel mediterraneo comporta. Nel I secolo a.C: l’Italia ha qualcosa come 400 città, nemmeno nell’oriente ellenistico si era mai visto niente di simile. È la patria civitatis narrata da Cicerone. Oggi come ieri, un Paese di municipalità accomunate dall’utilizzo dello stesso idioma: ieri il latino, oggi l’italiano.

Ed è questa omogeneità culturale il fattore che porta i Romani a modificare il meccanismo, concedendo la cittadinanza e il diritto romano a tutti gli Italici al termine della Guerra sociale (91-88 a.C.). Cinquanta anni dopo Augusto codifica il sistema a livello statuale, suddividendo la penisola nelle 11 regiones i cui confini ricalcano quelle attuali. Un embrione di Stato italiano? Nì, perché l’operazione resta incompiuta: non siamo davanti allo Stato italico; ma a un’Italia realtà privilegiata all’interno di un impero mediterraneo. Esiste quindi chiaramente una identità italica che però non si trasforma in Stato, perché le singole città sono le patrie di ciascun cittadino romano che non sia nato a Roma. A unire le civitates è il diritto romano. È il meccanismo della doppia cittadinanza, con il municipio patria del singolo e Roma patria comune di tutti. Questo meccanismo assimilativo, che poi si ripeterà gradualmente con le province imperiali fino alla cittadinanza romana per tutti gli abitanti dell’impero; è regolato da un sistema normativo avanzato come il diritto romano, strumento “freddo” che ha contribuito a fare di Roma esempio planetario. Non vi sono in seno all’Urbe pregiudiziali di carattere etnico religioso: non abbiamo un ethnos dominante; abbiamo imperatori illirici, spagnoli, nordafricani e l’impero è un enorme mercato all’aperto di culti di variegata provenienza. Fin dal suo tramonto geostrategico Roma diventa un esempio universale a cui rifarsi e con cui legittimarsi in Europa e nel mediterraneo a partire dalla aspra dialettica tra Sacro romano impero e Bisanzio.

L’eredità romana delle città è importante perché porta alla civiltà comunale del Medioevo. La precocità di questa rinascita della città in Italia si deve ai semi piantati da Roma. Quando Roma esaurirà la sua spinta sarà la Chiesa a ripetere la stessa politica a livello religioso e culturale. Le stesse peculiarità organizzative della Chiesa ricordano quelle dello Stato Romano.

Quando nel 1861 nasce l’Italia moderna con capitali Torino e poi Firenze il pontefice controlla Roma, avulsa temporaneamente dal nuovo Stato. Cinque anni dopo, la presenza del pontefice sovrano di uno Stato ridotto al Vaticano, sito nel cuore stesso di Roma, nuova e definitiva capitale italiana, simboleggia la continuità del potere imperiale sotto forma religiosa. Roma è però ormai un corpo estraneo aggiunto a un Paese di municipalità che paradossalmente proprio dalla sua parabola storica hanno tratto linfa esistenziale. Non è stata coinvolta nella creazione del nuovo Stato, dovuta all’iniziativa del lontano Piemonte. Il Lazio pontificio è un paesaggio di latifondi stretti tra paludi malariche e montagne, estraneo alla modernità del settentrione o alla bellezza di una Campania coltivata da cima a fondo e con una Napoli già capitale europea. Che differenza con Parigi: la capitale francese è la Città, plasma la Francia, Roma è un elemento in un paesaggio comunale costellato di miracoli come Siena e Firenze. A tutt’oggi molte città italiane, fortemente identitarie in quanto eredi di quella tradizione municipale romana filtrata dal Medioevo, fanno molta fatica nel non vedere in Roma qualcosa di alieno. Roma, mito universale, è più popolare all’estero che in Italia.

In questo intreccio di complessità commuove l’ingenuo positivismo di Quintino Sella. Non è facile per i nuovi arrivati piemontesi qualificare il loro potere. Ma l’umiltà paga e entro fine Ottocento Roma avrà un’università di livello europeo. Tuttavia il rapporto tra il nuovo, fragile Stato e il potere temporale sarà una storia difficile, basti dire che in Vaticano durante la Prima guerra mondiale qualcuno tifava contro l’Italia.

Nel 2024 Roma capitale di Italia ha due riferimenti di tipo universalistico: il papato di Roma e la Quarta Roma, ossia Washington. Conviviamo pacificamente con entrambi.


[1] Quintino Sella scienziato e statista per l’unità d’Italia (Roma 5-6 dicembre 2011) vol. 269. http://www.scienzeelettere.it/book/48178.html

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