Carta: Un mare (rosso) di informazioni

Il Mar Rosso e lo Stretto di Hormuz rappresentano nodi vitali per il commercio globale e l’infrastruttura digitale, con un significativo volume di traffico marittimo e di dati. La loro stabilità è minacciata da conflitti regionali, pirateria e tensioni geopolitiche, esponendo a rischi il flusso di idrocarburi e di informazioni.

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Questa carta rappresenta la spina dorsale dell’infrastruttura digitale mondiale in uno dei suoi tratti più delicati.

Il mar Rosso è uno spazio in cui si giocano importanti partite per l’Italia ed è al momento in subbuglio. Le tensioni nello Yemen e in Israele stanno limitando l’accesso al mar Mediterraneo.

Strozzato alle sue estremità, il mar Rosso è attraversato da innumerevoli flussi, tra cui quello delle informazioni.

Il pericolo di una chiusura è reale. Il blocco del Canale di Suez o dello Stretto di Bab el-Mandeb colpirebbe circa il 15% del commercio marittimo, mentre l’interruzione dei cavi comprometterebbe circa il 20% del traffico internet mondiale.

Bab el-Mandeb si traduce in “Porta del lamento” oppure in “Porta delle lacrime”.

Il suo nome si riferisce ai pericoli della navigazione nello stretto passaggio, che è caratterizzato da correnti contrarie, venti imprevedibili, scogliere e secche.

Oggi il nome dello stretto è riconfermato dalle sempre crescenti attività ostili da parte di pirati, ribelli e altri soggetti che mettono a rischio la libera circolazione delle imbarcazioni attraverso il mar Rosso.

Lo stretto di Hormuz è un altro punto chiave dell’area. Circa il 20% del consumo globale di petrolio greggio passa attraverso lo stretto, oltre a circa il 25% del gas naturale liquefatto (GNL).

La sua chiusura stravolgerebbe le catene di approvvigionamento energetico e priverebbe di ossigeno un gran numero di paesi tra cui le due principali potenze regionali, l’Iran e l’Arabia Saudita.

Lo stato di salute del mar Rosso si riverbera su tutte le economie mediterranee. Una sua chiusura rappresenterebbe un danno piuttosto ingente al commercio mondiale. L’interruzione del traffico internet, causato da un danno ai cavi, potrebbe tradursi in disagi ancora maggiori. La stabilità dei commerci e delle telecomunicazioni globali passa attraverso gli stretti marittimi, i cosiddetti “choke point”. Deve essere un impegno di tutti preservare l’integrità della navigazione.

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