Sebbene separate da millenni, la Res Publica romana e la Repubblica italiana condividono alcuni principi fondamentali che mantengono una loro rilevanza, pur esistendo significative differenze dovute ai rispettivi contesti storici e culturali. In questo lavoro esploreremo insieme differenze e punti di contatto tra le due esperienze politiche, analizzando come valori romani come virtus, pietas, civitas e fides possano ispirare le nostre istituzioni moderne, pur riconoscendo le sfide specifiche del mondo contemporaneo. Ovviamente le dinamiche politiche odierne includono nuovi temi come il futuro della globalizzazione e la digitalizzazione, contesti che richiedono un approccio più complesso rispetto all’era romana.
Strutture politiche: un confronto
Nella Res Publica romana vige un delicato equilibrio tra i poteri, incarnati dal senato, dai consoli e dalle assemblee popolari. Il senato romano, dominato dall’aristocrazia, ha funzione consultiva, mentre i due consoli, eletti annualmente, rappresentano il potere esecutivo. Le assemblee popolari sono uno spazio di partecipazione dei cittadini maschi, garantendo che le leggi riflettano, almeno in parte, la volontà del popolo. Il sistema, nel suo complesso, tende a evitare l’accentramento del potere in seno ad un solo blocco sociale, mantenendo un equilibrio tra le diverse componenti della società romana.
La Repubblica Italiana, fondata nel 1946, si basa su un equilibrio simile, adattato ai tempi moderni. Con un presidente della Repubblica come capo di Stato e un parlamento bicamerale, il sistema italiano cerca di bilanciare i poteri tra presidente, parlamento e consiglio dei ministri. Questo schema è teso ad incentivare una democrazia partecipativa, in cui la trasparenza e la responsabilità sono fondamentali per il buon funzionamento delle istituzioni.
Valori fondamentali: una eredità senza tempo
La pedagogia nazionale romana fa riferimento a figure leggendarie che incarnano i valori al centro della Res Publica.1 Lucio Quinzio Cincinnato è il cittadino-agricoltore e soldato che abbandona i suoi campi per salvare l’esercito romano insidiato dagli Equi. Ritorna successivamente alla terra, abbandonando ogni velleità di potere personale.
Il senso del dovere di Cincinnato è incarnato dalle 4 virtù fondamentali del buon cittadino romano: la virtus (virtù) e la pietas (pietà) sono al centro della vita pubblica e privata: guide etiche per uomini che vedono il servizio (officium) come il più alto degli onori. La civitas (cittadinanza) e la fides (lealtà), completano il quadro, esaltando l’importanza del legame tra individuo e comunità.
Nella odierna Repubblica italiana, temi simili trovano ampia espressione di sé in una costituzione che mette al centro diritti umani, solidarietà, giustizia sociale. Corruzione e disillusione politica mettono tuttavia spesso a dura prova tali ideali. Incentivare il senso civico e la trasparenza di cittadini e istituzioni sono sfide più che mai attuali che vanno intraprese non in senso populistico ma in senso pratico, coinvolgendo emotivamente i corpi sociali in una narrazione positiva che dia agli italiani il senso di sé, della loro Storia e delle loro peculiarità. Mentre i valori romani di virtus, pietas, civitas e fides sono senza tempo, la loro applicazione nella società moderna deve essere reinterpretata. Ad esempio la virtus, intesa come coraggio e integrità, oggi può tradursi in un impegno per la giustizia sociale e la trasparenza politica. La pietas, che per i Romani includeva il rispetto per gli dei e la famiglia, oggi potrebbe rappresentare il rispetto per i diritti umani e l’ambiente.
Eroi e furfanti
Il già menzionato Lucio Quinzio Cincinnato nonché Marco Furio Camillo sono esempi paradigmatici di virtus e pietas nella pedagogia nazionale romana: incarnano virtù ammirevoli, ma è altresì importante riconoscere che il contesto della loro epoca era molto diverso. Nel 396 a.C. Camillo conquista Veio, grazie ad audacia e determinazione (virtus). Trasferisce dalla città etrusca a Roma la statua e il culto di Giunone Regina, dedicando parte del bottino alla costruzione di nuovi templi, agendo con grande rispetto per la religione di vincitori e vinti (pietas). Esiliato da Roma per lotte politiche interne, Camillo viene richiamato in un momento difficile: i Galli guidati da Brenno sconfiggono l’esercito romano e saccheggiano Roma. Il condottiero, nominato dittatore, raccoglie un esercito, sconfigge i Celti cacciandoli dall’Urbe e ripristina l’ordine. La sua capacità di sconfiggere un agguerrito nemico grazie alle sue doti militari rientra nel novero della virtus, la sua scelta di accettare la nomina a dittatore nonostante l’esilio, accorrendo a salvare la patria in pericolo, è esempio di pietas.
Al contrario, personaggi come Lucio Sergio Catilina, protagonista della celeberrima congiura sventata da Cicerone nel 63 a.C. e Gaio Verre, corrotto governatore della Sicilia, rappresentano esempi da non seguire.
Il primo, cospirando violentemente contro la Res Publica e le sue istituzioni, ben rappresenta la mancanza di fides, a cui si aggiunge un pericoloso difetto di pietas, dimostrata dal suo piano eversivo, che riflette un totale disprezzo per le norme morali e religiose che tengono insieme la società.
Verre, rapace spogliatore della Sicilia e dei suoi cittadini, manca di virtus arricchendosi a spese della provincia che avrebbe dovuto proteggere e servire. Le sue azioni dimostrano una clamorosa inosservanza del concetto di civitas: la sua condotta mina nel profondo la fiducia nelle istituzioni e la coesione sociale.
Nella moderna Repubblica italiana, figure come Sandro Pertini e Giovanni Falcone incarnano egregiamente i valori di virtus e pietas. Pertini, presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, è ricordato per la sua integrità morale e il suo impegno per la giustizia sociale durante un periodo di grandi turbolenze politiche in Italia, inclusi gli anni di piombo e la lotta al terrorismo. Egli rappresenta tutt’ora per la maggior parte degli italiani un esempio di onestà e dedizione al bene comune. Pertini è l’esempio plastico di come la leadership possa essere esercitata con principi etici solidi. In Pertini abbiamo la virtus, dimostrata dal suo coraggio e dalla sua determinazione a difendere i valori democratici, mentre il suo impegno per la giustizia sociale ed il bene comune dimostrano una profonda pietas verso il popolo italiano. Giovanni Falcone, giudice antimafia, perito per mano mafiosa il 23 maggio 1992 nella Strage di Capaci, ha affrontato le cosche in un momento in cui l’influenza di quest’ultime era particolarmente pervasiva. La sua attività investigativa culmina nell’istruzione del maxi-processo contro Cosa Nostra. Il suo sacrificio rappresenta un esempio potente di impegno per la legalità e la giustizia. Non è difficile ravvisare in Falcone i valori di virtus e pietas, attraverso il suo impegno nella lotta alla mafia e il suo spiccato orientamento verso la giustizia e il bene comune.
Al contrario, figure come Licio Gelli e Salvatore “Totò” Cuffaro rappresentano esempi negativi. Licio Gelli2, gran maestro della loggia massonica P2, è coinvolto negli anni Ottanta in numerosi scandali miranti a destabilizzare lo Stato e ad esercitare un controllo occulto sulle istituzioni. La condotta operata da Gelli manca completamente di fides: opera contro lo Stato e i cittadini per perseguire interessi antidemocratici, la sua mancanza di civitas si palesa nel tentativo di minare le fondamenta stesse della società italiana. Cuffaro, presidente della Sicilia tra il 2001 e il 2008, è stato condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra e rivelazione di segreti d’ufficio. La sua condotta si concretizza in un riprovevole supporto alla mafia, fornendo ad essa informazioni riservate al fine di proteggere membri di Cosa Nostra. Cuffaro dimostra una totale mancanza di virtus: egli utilizza il suo potere non per combattere la criminalità organizzata, bensì per favorirla. Il suo contegno riflette una grave carenza di pietas verso lo Stato e il corpo sociale.
La religione come collante sociale
Il ruolo della religione nello Stato romano è strettamente connesso con la politica e la società. Sono gli dei ad essere i primi custodi della Res Publica: la pax deorum, la concordia con le divinità, è funzionale alla prosperità dello Stato. Sacrifici, rituali pubblici, festività religiose, concorrono tutti a rafforzare il senso di comunità e l’identità collettiva.
Nella Repubblica italiana, il cattolicesimo mantiene un presidio culturale significativo, anche se lo Stato è laico. La nostra Costituzione garantisce la libertà religiosa e la separazione Stato-Chiesa. Tuttavia festività cattoliche come il Natale e la Pasqua sono ancora celebrate come giorni di festa nazionale. La Chiesa di Roma è in grado di influenzare il dibattito pubblico su questioni etiche come l’aborto e la contraccezione; anche se è attraverso processi laici e democratici che le decisioni finali vengono prese.
Differenze e Punti di Contatto
La differenza principale tra le due architetture socio-politiche da noi prese in considerazione sta nel ruolo della religione nella vita pubblica. Nella Roma antica quest’ultima è profondamente integrata nella politica e nella società. Nella moderna Repubblica italiana, la religione rimane separata dallo Stato, ma continua a esercitare una sua influenza a livello culturale e valoriale.
Ed è proprio l’importanza data da entrambi i sistemi all’ambito valoriale a costituire un significativo punto di contatto tra le due esperienze: la religione, oggi come duemila anni fa, ha un ruolo cruciale nel promuovere coesione sociale e condivisione valoriale. Cionondimeno, mentre il paganesimo romano enfatizza dovere civico e lealtà verso lo Stato, in una dimensione collettivista, il cattolicesimo promuove una visione più personalistica della fede, legata al concetto di salvezza individuale. Mentre la religione romana è focalizzata sul mantenimento della pax deorum e sulla coesione sociale ottenuta attraverso i riti collettivi, il cristianesimo ritiene che ogni individuo sia responsabile della propria anima e del proprio rapporto con Dio. Questo accento sull’individuo ha avuto profonde ripercussioni sui diritti e le responsabilità individuali, influenzando profondamente la filosofia politica occidentale nei secoli a venire.
Lezioni per il Futuro
Riflettere sulle analogie e le differenze tra Res Publica e Repubblica italiana offre spunti interessanti. Spunti utili a ragionare su che cosa potrebbe servire ad ispirare un rinnovamento etico e politico nell’Italia contemporanea.
Operare una sintesi reale tra presente e passato, incentivando il senso civico sulla scia di riferimenti come Camillo e Cincinnato, esempi celebri non solo in Italia ma nel mondo intero, aiuterebbe a combattere la disillusione politica e a rafforzare la partecipazione democratica. Incentivare programmi educativi che sottolineino l’importanza del servizio pubblico e della partecipazione civica potrebbe incentivare i giovani a impegnarsi attivamente nella vita politica e sociale del Paese.
Promuovere e diffondere una cultura della trasparenza e della responsabilità è essenziale al fine di garantire legittimità e popolarità alla politica. La corruzione, autentica tara del Paese, ieri come oggi, può essere combattuta non solo implementando rigide norme anti-corruzione e creando organismi indipendenti di vigilanza ma soprattutto incoraggiando una visione collettiva di un destino comune che riguardi il Paese e i suoi cittadini, realizzando così il pieno potenziale democratico del sistema Italia. Era infatti la fides, centrale nella Roma antica, a incarnare la lealtà e la fiducia reciproca tra individui e verso lo Stato. Recuperare questo valore può aiutare a ricostruire la fiducia tra i cittadini e le istituzioni, essenziale per una democrazia funzionante.
Riequilibrare l’influenza della religione nella sfera pubblico-politica è fondamentale. Rivendicare il principio di separazione tra Stato e culto, educare alla laicità e alla tolleranza religiosa, sono obiettivi conseguibili a partire dall’educazione scolastica. Inserire ad esempio nel ciclo di formazione programmi che includano corsi di storia delle religioni integrati da lezioni sulla importanza fondamentale del principio di separazione tra le due sfere sarebbe un ottimo viatico per la formazione di cittadini consapevoli ed educati alla complessità della nostra Storia. Storia che è a mio avviso a tutt’oggi il cardine autentico da cui ripartire per essere protagonisti consapevoli del nostro presente e del nostro futuro di italiani ed europei.
I valori della Res Publica romana possono ancora ispirare le istituzioni della Repubblica italiana, ma è fondamentale adattarli alle sfide e alle complessità del mondo contemporaneo. Solo attraverso un equilibrio tra tradizione e innovazione possiamo costruire una società più giusta, trasparente e partecipativa.