Italia tra Iran e Israele: storia di un complicato equilibrismo

Dal trattato del 1862 con Teheran ai gasdotti con Tel Aviv: una trama storica e industriale che non si traduce in influenza

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Italia tra Iran e Israele

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L’instabilità è, ormai, un tratto distintivo del Medio Oriente. Negli ultimissimi anni abbiamo assistito al riacutizzarsi dirompente della rivalità tra Israele e Iran, rivalità che interessa in modo profondo tutta la regione levantina. L’attacco portato da Hamas il 7 ottobre 2023 ha scatenato la brutale reazione dello Stato ebraico. Se da un lato Tel Aviv è riuscita a ridimensionare sensibilmente l’influenza iraniana nella regione, colpendo in modo feroce tutti i proxies persiani (Hamas, Hezbollah in primis), dall’altro ha aumentato l’instabilità nell’area dal Sinai al confine turco-siriano. Alla rappresaglia israeliana, che ha interessato anche il Libano[1], va aggiunto il crollo del regime siriano di Hassad[2] e la conseguente occupazione di un’ulteriore sezione del Golan da parte dell’esercito israeliano[3]. Il cambio al vertice a Damasco non ha portato pace[4], come mostrano i nuovi scontri nel Sud[5]del Paese.

L’instabilità mediorientale non è, ovviamente, confinata all’interno della Terra Santa. Le milizie Houthi continuano a minacciare la navigazione attraverso il mar Rosso, la tensione tra Pakistan e Afghanistan raggiunge livelli di allarme[6] e l’Iran fortemente colpito nell’orgoglio, oltre che nei suoi proxies e nel suo programma nucleare, affronta fortissime tensioni interne. A completare un quadro già di per sé molto complesso si aggiunge l’attacco israeliano a Doha degli scorsi giorni che va a complicare il processo di normalizzazione dei rapporti tra lo Stato ebraico e le monarchie del Golfo[7].

Un Medio Oriente così instabile non può non essere un motivo di forte preoccupazione per il nostro Paese. L’approvvigionamento energetico e l’accesso all’oceano Indiano sono di vitale importanza per la nostra economia. Tuttavia, le possibilità d’azione per l’Italia sono piuttosto limitate nonostante i rapporti diplomatici, culturali ed economici di lungo corso sia con Tel Aviv che Teheran. Roma, in questo momento, non può fare altro che agire di rimessa senza una vera possibilità di incidere costruttivamente nella stabilizzazione dell’area. Oltre l’aspetto umanitario – dove la violenza subita dal popolo palestinese ha raggiunto già da tempo un livello insostenibile, di fronte la quale è disumano negare l’evidenza – la rivalità tra lo Stato ebraico e la repubblica islamica ci danneggia gravemente: surriscalda una regione per noi di interesse strategico e complica la nostra azione diplomatica e commerciale sia con le monarchie del Golfo che con l’Iran stesso.

Italia e Iran

L’inizio dei rapporti tra Roma e la Persia si perde nella storia. Già dall’epoca degli imperatori romani e della corte safavide, tra guerre e scambi la Penisola era in contatto con l’Oriente. Durante il Medioevo sono state innumerevoli le missioni di mercanti veneziani e genovesi sulle coste dello stretto di Hormuz e sull’altipiano iranico. Appena avvenuta la riunificazione, il giovane Regno d’Italia firmava con la Persia, nel 1862, il trattato di amicizia e commercio, il primo trattato internazionale firmato dal nostro Paese. Nel secondo dopoguerra, l’Italia si distingueva per una politica autonoma nei confronti dell’Iran. Un simbolo di questa linea fu l’ENI di Enrico Mattei, che si rifiutò di firmare l’accordo congiunto delle Sette Sorelle contro la nazionalizzazione del petrolio voluta dal premier Mossadeq e cercò invece un’intesa diretta con Teheran. Le imprese italiane contribuirono poi allo sviluppo infrastrutturale e industriale dell’Iran, in particolare nella manifattura e nei trasporti. Ne è un esempio la realizzazione del porto di Bandar Abbas[8] sul Golfo Persico, affidata a un consorzio italiano. Nemmeno la rivoluzione islamica, e il conseguente embargo commerciale, compromisero del tutto le relazioni Italia-Iran. L’economia persiana, con una forte impronta manifatturiera e una grande disponibilità di idrocarburi, rendeva Teheran un interlocutore di enorme rilevanza. Il 2015 sembrava essere l’anno per il definitivo rilancio dei rapporti italo-persiani con gli accordi, per un valore di due miliardi di dollari[9], stipulati ma soggetti al previo ritiro delle sanzioni internazionali. Quella che poteva essere una corsia preferenziale per il nostro Paese non si concretizzò a causa della reintroduzione delle sanzioni al regime di Teheran voluta dall’amministrazione Trump nel 2018[10]. Ad oggi i contatti commerciali ed economici con l’Iran sono modesti con un interscambio commerciale di 713 milioni di euro (dati 2024) e pochissimi investimenti diretti[11].

Italia e Israele

I rapporti tra Italia e Israele iniziano con la nascita dello Stato ebraico. Già nel 1948 Roma avviava i contatti diplomatici con il neonato Stato e nel 1949 inviava Carlo Gasparini come primo ambasciatore a Tel Aviv[12]. Il fil rouge che ha guidato l’iniziativa diplomatica italiana verso il giovane Stato mediorientale è stato un complicato equilibrismo. La necessità dei rapporti con Israele doveva bilanciarsi con quelli con i Paesi arabi del Golfo, necessari per l’approvvigionamento di idrocarburi. Accanto alla tradizionale attenzione alla questione palestinese, i governi italiani rinforzavano i rapporti con Israele, sia da un punto di vista economico e commerciale che diplomatico, come dimostrato dalle diverse visite che i due Paesi si sono scambiati negli anni: La collaborazione industriale, soprattutto nell’ambito della difesa, inizia a rafforzarsi a partire dalla fine degli anni 60 e l’inizio dei 70. La serie di motocannoniere missilistiche classe Sa’ar 3 montava, tra i sistemi d’arma, il cannone da 76 mm progettato e realizzato dalla Oto Melara e il radar di puntamento Selenia Orion RTN-10X, sempre di fabbricazione italiana[13]. In seguito alla guerra dello Yom Kippur (6-25 ottobre 1973) l’allineamento politico verso la causa palestinese, necessario nell’ottica della tutela dei rapporti con i Paesi arabi del Golfo, non interruppe le collaborazioni industriali italo-israeliane. Tra il 1980 e il 1999 l’interscambio commerciale passava da 594 milioni a 2,3 miliardi di dollari americani.

Un altro campo che ha visto una crescente collaborazione tra i due Paesi è quello informatico, in particolare della cybersicurezza. Nel 2023, Leonardo sigla due accordi strategici, uno con l’Israeli Innovation Authority e l’altro con la Ramot Tel Aviv University. I focus principali sono: cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi[14]. Inoltre, la collaborazione tra la fondazione Med or, creata da Leonardo nel 2021, e l’Institute for National Security Studies (Inss) di Tel Aviv è attiva da diversi anni, testimoniando da un lato l’impegno italiano nel posizionarsi in tutte le aree chiave del Mediterraneo allargato, dall’altro la stretta collaborazione con le istituzioni e i think tank israeliani. Nel dicembre 2024 la fondazione ha cambiato la sua natura attraverso il coinvolgimento delle principali società partecipate dello Stato italiano: Cdp, Enel, Eni, Fs, Fincantieri, Poste Italiane, Snam, e Terna[15]. Anche nel campo energetico la collaborazione tra Italia e Israele è molto forte. Enel ha avviato diversi progetti: Enel Hub per l’innovazione a Tel Aviv, attivo dal 2016 per selezionare e finanziare start up israeliane nel campo delle rinnovabili; Enel AI&Robotics Lab per la collaborazione con start up israeliane nei campi dell’IA e della robotica applicabili alle energie rinnovabili. Forte anche la presenza di Snam che nel 2020 siglava tre accordi, con altrettante aziende israeliane, nei campi della transizione energetica e della produzione di idrogeno verde[16]. Nel 2021 Snam, inoltre, acquistava il 25% della società East Mediterranean Gas Company, proprietaria del gasdotto Arish-Ashkelon, colloquialmente detto gasdotto della pace, che collega Israele ed Egitto. Di importanza strategica anche il gasdotto Poseidon-Leviathan (East-Med) progettato per il trasporto di idrogeno da Israele verso l’Unione europea attraverso Cipro, Grecia e Italia. In seno a questo progetto è importante il contributo di Edison che partecipa con la sua controllata Igi Poseidon[17]. Nonostante la sostanziale cessazione dell’export di armi italiane verso Israele[18], la collaborazione tra i due Paesi per il momento rimane solida. Tuttavia, questa collaborazione non sembra avere la possibilità di trasformarsi in leva negoziale, considerando il sostegno incondizionato che l’amministrazione Trump garantisce a Tel Aviv[19].

Un Paese diplomaticamente inerte

Nonostante le relazioni diplomatiche ed economiche di lunghissimo corso sia con l’Iran che con Israele, l’Italia non ha ricoperto nessun ruolo nella vicenda che ormai da anni sta insanguinando il Medio Oriente. Il nostro Paese ha fatto da cornice ai negoziati indiretti tra Iran e Stati Uniti, mediati dall’Oman, senza però avere alcuna incidenza sensibile. La difficoltà diplomatica risiede nell’esposizione economica contemporanea con diversi attori nella regione. La necessità di bilanciare gli accordi economici con Emirati Arabi[20], Qatar[21] e Arabia Saudita[22]è sia parallela che complementare alla salvaguardia della stabilità mediorientale. Gli interessi strategici israeliani, pedissequamente sostenuti da Washington, ci pongono in una posizione di complicato equilibrismo. Da un lato va assolutamente tutelato il nostro libero accesso agli oceani mentre dall’altro c’è la difficoltà a sostenere una posizione discordante da quella degli Stati Uniti. Al 2024 gli investimenti diretti italiani negli States ammontano a circa 76 miliardi di euro con un interscambio commerciale che ammonta a circa 90 miliardi[23]. Le ritorsioni economiche, strumento preferito di Trump nella forma di dazi doganali, potrebbero essere catastrofiche vista la sostanziale impossibilità di sostituire il mercato a stelle strisce come destinazione per le nostre esportazioni.

Nonostante tutto, il quadrante mediorientale continua ad avere una grande importanza per la nostra sicurezza energetica. Arriva infatti dall’area del Golfo circa il 10% delle nostre importazioni di petrolio greggio e dal Qatar il 24% del gas naturale liquefatto (GNL). La maggior parte del petrolio arriva nelle nostre raffinerie da Libia (circa 25%) Azerbaijan e Kazakistan (entrambi intorno al 15%) e Stati Uniti (14%)[24]. Per quanto riguarda le importazioni di gas il primo fornitore italiano è l’Algeria che copre il 36% del totale. Cresce la quota di GNL che ammonta al 33,5% del nostro fabbisogno che importiamo, oltre che per il suddetto 24% dal Qatar, dagli Stati Uniti per il 45%[25]. Il fatto che la maggior parte delle nostre importazioni energetiche non provengano dal Golfo non è certo un motivo per stare tranquilli. Un quarto del GNL e il 10% del petrolio che utilizziamo devono in ogni caso attraversare Suez. La sensibile contrazione dei traffici attraverso il mar Rosso, causata dagli attacchi degli Houthi al naviglio mercantile, se prolungata nel tempo, rischia di isolare i principali porti italiani in un Mediterraneo nuovamente marginalizzato. Inoltre, i volumi di produzione di idrocarburi del Medio Oriente sono in grado di influenzare i prezzi a livello globale. Di conseguenza, una chiusura, anche temporanea, dello stretto di Hormuz avrebbe un effetto molto pesante che colpirebbe in modo indiretto le nostre forniture tramite incrementi di prezzo potenzialmente fuori controllo.


[1] Israele entra in Libano, di nuovo | ISPI

[2] Siria: Assad è caduto | ISPI

[3] La partita di Israele in Siria, tra curdi e drusi | ISPI

[4] La Siria etno-religiosa – Limes

[5] Nuove violenze in Siria: la questione drusa e il ruolo di Israele | ISPI

[6] https://it.insideover.com/guerra/lesercito-pakistano-ha-ucciso-30-miliziani-al-confine-con-lafghanistan.html

[7] https://www.lastampa.it/esteri/2025/09/14/news/golfo_sicurezza_doha_israele-15308589/

[8] Porto commerciale di Bandar-Abbas, Iran – Condotte

[9] Iran, siglati accordi del valore di 2 miliardi di dollari con l’Italia. I progetti saranno finanziati appena rimosse le sanzioni – HuffPost Italia

[10] USA fuori dall’accordo sul nucleare iraniano: cosa cambia per l’Italia? | ISPI

[11] Info Mercati esteri

[12] Italia e Israele – Ambasciata d’Italia Tel Aviv

[13] Sa’ar 3 Cherbourg class Missile Boat Isreali Navy Heil HaYam

[14] Cybersecurity e geopolitica: il partenariato strategico Italia-Israele – ICT Security Magazine

[15] Progetto MedOr, a Palazzo Chigi la riunione di insediamento del Comitato Strategico | www.governo.it

[16] Snam entra in Israele: firmati accordi nella mobilità sostenibile a LNG e nell’idrogeno

[17] EastMed-Poseidon – IGI Poseidon

[18] https://esploradati.istat.it/coeweb/databrowser/#/it/coe/categories/SITC_CTCI/IT1,DF_DCSE_SITC_CTCI_A_M_CONJ,1.0

[19] Rubio garantisce a Netanyahu il sostegno incondizionato degli Stati Uniti – Internazionale

[20] L’Italia sigla un accordo economico storico con gli Emirati Arabi: Meloni riceve bin Zayed

[21] Info Mercati esteri

[22] Info Mercati esteri

[23] Info Mercati esteri

[24] Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano – I Semestre Anno 2025

[25] Gas, gli Usa diventano i primi fornitori di Gnl in Italia. Ecco quanto compriamo da Trump | MilanoFinanza News

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