L’industria dei videogiochi: asset strategico nazionale tra soft power, AI e nuove frontiere della simulazione

Dalla console al soft power globale: l’industria dei videogiochi è ormai un crocevia strategico dove si incontrano tecnologia d’avanguardia, economia della conoscenza e diplomazia culturale. Tra intelligenza artificiale, simulazioni militari e valorizzazione del patrimonio, il settore offre opportunità decisive anche per l’Italia

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Per decenni relegati a semplice forma di intrattenimento per un pubblico di nicchia i videogiochi e la relativa industria rappresentano oggi uno degli asset strategici più rilevanti e complessi nel panorama geopolitico ed economico globale. Ridurre il videogioco a mero prodotto di consumo significa ignorare la sua profonda e crescente influenza come motore di innovazione tecnologica, catalizzatore di competenze avanzate e formidabile strumento di soft power. Per uno stato possedere una solida industria videoludica nazionale non è più un lusso, ma un’opportunità strategica per competere e prosperare nel XXI secolo. È quindi utile esaminare l’importanza strategica di tale settore, con un focus particolare sulle sue implicazioni nello sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA), dei simulatori virtuali civili e militari e della computer grafica, evidenziando il potenziale ancora largamente inespresso per l’Italia.

Prima di addentrarsi nelle implicazioni tecnologiche e geopolitiche, è opportuno inquadrare la dimensione economica del settore videoludico. L’industria globale dei videogiochi è un colosso che supera per fatturato l’industria cinematografica e musicale messe insieme, fatturando oggi globalmente 196 miliardi di dollari.[1] Cifra superiore alla somma dello streaming video (114 miliardi), dello streaming musicale (38 miliardi) e degli incassi del cinema (34 miliardi)[2]. Le previsioni indicano un’ulteriore espansione del settore con stime indicanti un giro d’affari globale che potrebbe raggiungere i 257 miliardi di dollari entro il 2028[3]. Questo non è un mercato effimero ma un ecosistema complesso che genera posti di lavoro altamente qualificati, stimola l’export e attira investimenti. Si tratta a ben vedere della principale industria culturale al mondo che coinvolge 3,5 miliardi di utenti, per lo più giovani ma non solo[4].

In Italia il settore mostra segnali di continua crescita, pur partendo da una scala ridotta rispetto ai leader europei come Regno Unito, Francia e Germania. Secondo il rapporto I Videogiochi in Italia nel 2024 redatto da IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association) il mercato italiano dei videogiochi ha generato nel 2024 un fatturato di quasi 2,4 miliardi di euro, registrando una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Ancora più significativo è il dato relativo alla produzione: il fatturato degli studi di sviluppo italiani è cresciuto del 36% rispetto al 2022, attestandosi tra i 180 e i 200 milioni di euro, con un aumento degli addetti del 19%, passati da 2.400 a 2.800 in due anni[5]. Questi numeri, sebbene ancora distanti da quelli dei Paesi leader, testimoniano un dinamismo meritevole di attenzione, anche in ottica strategica. I posti di lavoro creatisi nel settore, rappresentano un asset importante per l’Italia, trattandosi di programmatori, game e narrative designer, artisti 3D, esperti di intelligenza artificiale e sound engineer, tutte professioni ad alto contenuto di conoscenza che formano un capitale umano cruciale per la transizione digitale del Paese.

Il vero valore strategico dell’industria videoludica risiede infatti nella sua capacità di agire come un laboratorio del futuro, spingendo i limiti di diverse tecnologie chiave coinvolte nel processo di produzione del videogame. Conseguentemente, le competenze sviluppate in questo settore hanno un impatto diretto in altri ambiti ad alta tecnologia, creando un circolo virtuoso di innovazione, cui non è ormai più estraneo il ruolo della IA.

Il rapporto tra videogiochi e intelligenza artificiale è profondo e simbiotico. I mondi di gioco complessi e dinamici sono infatti diventati tra i più efficaci campi di addestramento per la IA. Come evidenziato in un articolo di ExpressVPN, i videogiochi offrono un ambiente controllato ma ricco di variabili, ideale per testare e perfezionare algoritmi di apprendimento automatico, in particolare il reinforcement learning (apprendimento per rinforzo)[6]. Una IA può giocare milioni di partite a un gioco di strategia come Star Craft II, imparando strategie che nessun programmatore avrebbe potuto codificare a priori. Queste stesse tecniche, affinate in ambito ludico, trovano poi applicazione diretta nella robotica, nell’ottimizzazione logistica, nella modellazione finanziaria e nei sistemi di difesa autonomi, con evidenti vantaggi per il sistema Paese.

Allo stesso tempo la IA sta rivoluzionando la produzione stessa dei videogiochi. La IA generativa viene utilizzata per creare vasti mondi di gioco con personaggi non giocanti (NPC) così da personalizzare l’esperienza di gioco in tempo reale in base alle azioni del giocatore. Aziende come Ubisoft[7] ed Electronic Arts[8] stanno investendo massicciamente in divisioni di ricerca sulla IA così da creare esperienze sempre più immersive e al contempo ridurre i costi e i tempi di sviluppo. Le nazioni che coltivano un’industria del videogioco all’avanguardia stanno quindi di fatto creando un ecosistema di talenti e aziende specializzate in IA applicata, una competenza chiave in quasi ogni settore del futuro, tra cui ad esempio la computer grafica e il relativo hardware.

La spinta incessante verso il fotorealismo nei videogiochi è stata infatti il principale motore dell’evoluzione della computer grafica negli ultimi trent’anni. Lo sviluppo di schede grafiche (GPU) sempre più potenti, guidato da colossi come Nvidia e AMD, è stato storicamente trainato dalla domanda del mercato dei giocatori. Questa corsa alla performance ha prodotto i cosiddetti “motori grafici” (Game Engines) come Unreal Engine di Epic Games o Unity[9].

Questi motori sono piattaforme di sviluppo software incredibilmente sofisticate che integrano rendering 2D/3D, gestione della fisica, audio, intelligenza artificiale e networking. Nati per i videogiochi, i motori grafici rappresentano oggi la base tecnologica per un’ampia gamma di applicazioni professionali. La loro natura “dual-use” è elemento strategico cruciale. Lo stesso motore grafico utilizzato per creare un videogioco di successo è oggi impiegato ad esempio per simulatori di volo e di guida professionali, per la visualizzazione architettonica e industriale[10], per la produzione cinematografica virtuale, così come in svariati altri campi

Avere un’industria nazionale padroneggiante questi motori significa pertanto possedere le competenze per innovare in una miriade di settori collaterali. E la convergenza tra AI e computer grafica trova la sua massima espressione strategica nei simulatori, essendo la capacità di creare digital twin (gemelli digitali) del mondo reale o di scenari ipotetici una risorsa inestimabile tanto in ambito militare che civile.

Come profetizzato dal film The Last Starfighter del 1984, le forze armate di tutto il mondo sono infatti state tra le prime a comprendere il potenziale della tecnologia videoludica. L’uso di simulatori basati su motori grafici commerciali permette di addestrare il personale in modo più sicuro, economico ed efficace rispetto alle esercitazioni tradizionali. Le applicazioni sono vastissime, quali ad esempio: addestramento tattico (i soldati possono essere immersi in simulazioni di combattimento urbano, imparando a muoversi in squadra, a reagire a imboscate e a prendere decisioni sotto stress in ambienti virtuali che replicano fedelmente teatri operativi reali); operatività di veicoli complessi (pilotare un caccia, comandare un carro armato o manovrare un drone, richiedono ore di pratica e i simulatori permettono di acquisire queste competenze riducendo drasticamente i costi operativi, quali carburante, manutenzione eccetera, il tutto azzerando i rischi); pianificazione strategica (generali e analisti possono testare diverse strategie militari in scenari di guerra simulati, detti “wargaming”, valutando le possibili risposte del nemico, spesso governato da una IA avanzata, ottimizzando i piani prima di un’eventuale implementazione).

Il legame è così stretto che si è coniato il termine militainment per descrivere la sinergia tra industria militare e quella dell’intrattenimento. Una nazione con una forte industria videoludica possiede un vantaggio intrinseco per le proprie esigenze di difesa e sicurezza nazionale.

Le stesse tecnologie si rivelano altrettanto preziose in ambito civile. La Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e i team di primo soccorso possono utilizzare simulatori per addestrarsi a gestire emergenze complesse come terremoti, incendi su vasta scala o incidenti industriali[11]. È infatti possibile simulare l’evacuazione di una città, la gestione dei flussi di traffico durante una crisi o il coordinamento di squadre di soccorso diverse, identificando colli di bottiglia e migliorando i protocolli in un ambiente privo di rischi. Allo stesso modo, i chirurghi possono fare pratica su operazioni complesse, utilizzando simulatori che replicano l’anatomia umana con altissima fedeltà, migliorando così la precisione e riducendo i rischi per i pazienti[12].

L’impressionante successo tecnologico e di pubblico ottenuto negli anni dall’industria videoludica ha poi generato una crescente sinergia tra gli studi di videogiochi e quelli cinematografici. Esempi globali di questa tendenza si sono avuti con gli adattamenti di The Super Mario Bros e le serie tv The Last of US e Fallout. Questi fenomeni testimoniano l’influenza raggiunta dai videogiochi nel mercato dell’intrattenimento video tradizionale e la loro trasformazione in un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa con implicazioni sociali ed educative di grande portata, con tutte le conseguenti implicazioni in tema di soft power.

Oltre al potere economico e tecnologico, i videogiochi sono infatti diventati uno dei più potenti veicoli di soft power. Questo concetto, teorizzato dal politologo Joseph Nye, descrive la capacità di una nazione di persuadere e attrarre gli altri attraverso la propria cultura, i propri valori e le proprie politiche, piuttosto che con la coercizione militare o economica[13].

I videogiochi, essendo prodotti culturali interattivi che richiedono decine, se non centinaia, di ore per essere completati, hanno una capacità unica di immergere il pubblico globale in narrazioni, estetiche e immaginari nazionali.

I seguenti tre sono solo alcuni tra i più emblematici esempi.

La Polonia e The Witcher

La serie di videogiochi The Witcher, sviluppata dallo studio polacco CD Projekt Red e basata sui romanzi di Andrzej Sapkowski, ha fatto conoscere la mitologia e il folklore slavo a milioni di persone in tutto il mondo. Il successo del gioco è stato tale che l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ricevette in dono una copia del gioco durante una visita ufficiale in Polonia, a testimonianza del suo status di orgoglio nazionale e di prodotto di esportazione culturale[14].

La Cina e il nuovo orgoglio nazionale

Pechino ha compreso appieno il potenziale dei videogiochi come veicolo di influenza culturale. Titoli come Black Myth: Wukong, un gioco d’azione basato sul classico della letteratura cinese “Il viaggio in Occidente”, hanno generato un’attesa globale senza precedenti, diventando, come analizzato da diverse testate, un simbolo della capacità cinese di produrre intrattenimento di altissima qualità in grado di competere a livello mondiale e di esportare la propria narrazione culturale[15].

Il Giappone e il suo impero culturale

Da decenni, giganti come Nintendo, Sony (con PlayStation) e Square Enix esportano la cultura giapponese in ogni angolo del pianeta, da Super Mario a Final Fantasy, creando un legame affettivo e una familiarità con l’estetica e i valori nipponici in intere generazioni.[16]

Un’industria videoludica nazionale forte permette quindi a un Paese di raccontare le proprie storie, di valorizzare il proprio patrimonio storico e artistico e di presentare al mondo una versione attraente e moderna della propria identità. Per l’Italia, culla di un patrimonio culturale ineguagliabile (si pensi al potenziale di ambientazioni come la Roma Antica, il Rinascimento fiorentino o la Venezia dei dogi), l’opportunità è semplicemente immensa.

Nonostante la sopramenzionata crescita del settore, l’Italia sconta però un ritardo strutturale rispetto ad altri Paesi che da anni hanno implementato politiche industriali mirate. Nazioni come Canada, Regno Unito e Francia hanno ad esempio attratto investimenti e talenti grazie a robusti incentivi fiscali (come il Video Games Tax Relief britannico), fondi dedicati alla produzione e un sistema formativo che collega strettamente università e industria[17].

Per l’Italia la via da percorrere richiede una visione strategica chiara e un’azione coordinata che si potrebbe ad esempio incentrare su questi cinque punti: incentivi fiscali strutturali (introdurre e stabilizzare un sistema di tax credit per la produzione di videogiochi che sia competitivo a livello europeo, per attrarre grandi produzioni internazionali e consolidare gli studi di sviluppo locali); formazione e talento (potenziare i percorsi formativi, dalle scuole superiori alle università e agli istituti tecnici superiori, creando corsi specifici in game design, programmazione per videogiochi, computer grafica e AI applicata, in stretta collaborazione con le aziende del settore per garantire che le competenze formate rispondano alle reali esigenze del mercato); fondi per prototipi e produzione (creare un fondo nazionale, sul modello di quanto esiste per il cinema, che supporti le fasi iniziali e più rischiose dello sviluppo di un videogioco, dalla creazione del prototipo alla produzione vera e propria); promozione internazionale (sostenere la partecipazione delle aziende italiane alle grandi fiere internazionali, come la Game Developers Conference di San Francisco o la Gamescom di Colonia, per favorire accordi di co-produzione e distribuzione); valorizzazione del “made in Italy” (incentivare lo sviluppo di videogiochi che attingano al patrimonio culturale, storico e paesaggistico italiano, trasformando la ricchezza culturale del Paese in un asset competitivo sul mercato globale).

 L’industria dei videogiochi è quindi molto più di un semplice passatempo. È un crocevia strategico dove si incontrano economia della conoscenza, innovazione tecnologica d’avanguardia e diplomazia culturale. Sostenere lo sviluppo di un’industria nazionale dei videogiochi non significa finanziare l’intrattenimento, ma investire in competenze chiave per il futuro, dalla computer grafica all’intelligenza artificiale; significa dotarsi di strumenti potenti per la formazione e la simulazione in ambito civile e militare; e significa, infine, acquisire una nuova, potente voce per proiettare la propria cultura e influenza nel mondo. E per l’Italia, cogliere questa sfida non è un’opzione, ma un imperativo per non restare ai margini di una delle più importanti rivoluzioni economiche e culturali del nostro tempo.


[1] https://www.businesspeople.it/business/economia/videogiochi-il-settore-vola-a-196-miliardi-di-dollari-vale-piu-di-cinema-e-streaming/

[2] https://www.economymagazine.it/industria-musicale-supera-incassi-cinema-tradizionale/

[3] https://www.bain.com/it/about-bain/media-center/press-releases/italy/20232/Boom-videogiochi-ricavi-globali-saliranno-a-257-miliardi-di-dollari-entro-il-2028/

[4] https://cristianiovino.com/quanti-gamer-ci-sono/

[5] https://iideassociation.com/wp-content/uploads/2025/04/IIDEA_I-Videogiochi-in-Italia-nel-2024.pdf

[6] https://www.expressvpn.com/it/blog/perche-i-videogame-sono-perfetti-per-sviluppare-lintelligenza-artificiale/

[7] https://news.instant-gaming.com/it/articoli/824-ubisoft-presenta-uno-strumento-per-aiutare-gli-autori-di-videogiochi-con-l-intelligenza-artificiale?utm_source=igStore&utm_campaign=productPage

[8] https://www.turtlesai.it/it/pages-1352/l-ai-generativa-di-ea-un-nuovo-capitolo-nel

[9] https://www.tutorial3d.it/configurazione-pc/miglior-pc-per-modellazione-3d-e-render/

[10] https://www.cadlinesw.com/levoluzione-della-visualizzazione-in-architettura/

[11] https://www.santannapisa.it/it/news/progetto-vrescue-realta-virtuale-3d-addestrare-vigili-del-fuoco

[12] https://www.insalutenews.it/in-salute/svolta-epocale-in-chirurgia-un-simulatore-per-allenare-i-giovani-neurochirurghi/

[13] J. Nye, Soft Power: The Means to Success in World Politics. PublicAffairs, 2004

[14] https://it.ign.com/the-witcher-3-wild-hunt/73341/news/obama-loda-the-witcher

[15] https://www.china-files.com/dialoghi-black-myth-wukong-il-videogioco-cinese-diventato-fenomeno-globale/

[16] https://www.webmasterpoint.org/notizie/videogames/cultura-pop-orientale-e-videogiochi-linfluenza-giapponese-e-coreana-nel-gaming-globale_p65649.html

[17] https://www.gov.uk/guidance/claiming-video-games-tax-relief-for-corporation-tax

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